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Loto: il capolavoro di ingegneria della natura

Loto: il capolavoro di ingegneria della natura

Da simbolo religioso a fonte di ispirazione per le nanotecnologie, il loto è una pianta davvero unica, dalle molteplici qualità e applicazioni.

Il loto, o più correttamente Nelumbo, è una pianta acquatica della famiglia delle Nelumbonaceae, originaria di Asia, America e Australia. Comparsa sul pianeta 80 milioni di anni fa, continua oggi a impreziosire gli specchi d’acqua dolce di tutto il mondo con i suoi fiori bianchi dalla delicata sfumatura rosa e con le sue grandi foglie dalle incredibili proprietà idrorepellenti, all’origine del termine «effetto loto».

Il fiore sacro per il Buddismo

Il loto viene considerato nella cultura Buddista un fiore sacro, simbolo stesso della natura umana, essenza incarnata del Buddha, che, pur affondando le sue radici nel fango della materialità, si eleva nel candore, coi suoi fiori bianchi dalle sfumature rosa e con le sue foglie perennemente immacolate. Sviluppando il seme e il fiore nello stesso periodo, il loto, diviene inoltre metafora del principio della causa e dell’effetto, legge fondante del buddismo.

Parallelamente al simbolismo associato, svariate sono le applicazioni medicinali di questa pianta, la quale, grazie alla sua composizione ricca di oli essenziali, tannini, nelumbina e zinco, vanta proprietà antidiarroiche, febbrifughe, emollienti, catarrali e antitussigene. Il loto se essiccato e bruciato in appositi bracieri, oppure, se ingerito nella sua inflorescenza può avere anche degli effetti allucinogeni. Famosa a riguardo l’isola dei lotofagi nell’Odissea di Omero.

L’effetto loto

Come anticipato, ad oggi, la proprietà più interessante di questa pianta è la capacità delle sue foglie di rimanere sempre pulite, grazie alla loro idrorepellenza origine del termine «effetto loto». I primi a studiare questa proprietà furono Dettre e Johnson nel 1964, i quali indagarono la già nota capacità delle foglie di rimanere completamente asciutte e pulite pur vivendo in acqua. Tale proprietà non ha certo origine mistica e la sua spiegazione risiede nella struttura microscopica delle foglie. Esse sono infatti ricoperte da nanocristalli di una cera idrorepellente la cui struttura interagisce con le gocce d’acqua, respingendole a causa della tensione superficiale di quest’ultime.

Il lato interessante di questa proprietà risiede nel fatto che questa speciale capacità delle foglie ha un’origine fisico-meccanica e non chimica. Infatti a differenza del caso in cui si versi dell’olio in un bicchiere d’acqua, il loto è in grado di respingere le gocce proprio grazie alla ruvidità microscopica delle sue foglie. La comprensione di questo principio, unito all’avanzamento delle nanotecnologie, ha portato gli scienziati a fantasticare e a lavorare su innumerevoli possibili applicazioni di sostanze che riproducessero tale struttura microscopica. Se quindi in un futuro prossimo: vernici immuni allo sporco, vetri che non si appannano e capi d’abbigliamento idrorepellenti resistenti alle macchie saranno oggetti normali nella nostra quotidianità, dovremo certamente rivolgere un pensiero grato a questa pianta dalle mille proprietà.

Fonte: wikipedia.org - ideagreen.it - lescienze.it


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Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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