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Chi mangia frutta ce l'ha più... grosso!

Chi mangia frutta ce l'ha più... grosso!

Secondo un nuovo studio, dietro alla dimensione del cervello dei primati non ci sarebbe solo la necessità di socializzare, ma soprattutto una dieta a base di frutta.

L’osservazione da cui sono partiti gli scienziati è abbastanza semplice: i primati, specialmente quelli antropoidi - simili agli umani per intenderci - hanno un cervello relativamente più grande rispetto agli altri mammiferi. Fino a pochi mesi si era convinti che a causare questo fenomeno fosse la complessità sociale di certi primati, ma nuove prove dimostrerebbero che la dimensione del cervello è predetta dalla dieta. E, più precisamente, dalla quantità di frutta che una particolare alimentazione comporta.

Una teoria quasi smentita

Quando si tratta di argomenti complessi è sbagliato, per principio, pensare che esistano soluzioni semplici. Una delle teorie più accreditate prendeva in causa il numero di individui che componevano un gruppo, in una determinata specie, come motore dell’evoluzione del nostro cervello: la pressione sociale, a detta degli scienziati, sarebbe stata sufficiente a promuovere l’ingrandimento di quell'organo negli animali, primati in particolare.

In uno studio pubblicato su Nature Ecology & Evolution, però, i ricercatori hanno preso in considerazione un campione più ampio di primati, quasi 140 specie, bene o male il triplo che negli studi precedenti, per vedere quale correlazione ci fosse tra le dimensioni cerebrali e la dieta.

Gli scienziati hanno scoperto che esiste una correlazione ben precisa tra dieta e cervello, anzi, hanno addirittura concluso che i frugivori (consumatori di frutta) dimostrano di avere l’organo in questione più sviluppato rispetto ai folivori (consumatori di foglie).

Frutta, carne e dieta in generale: un mix complicato

Ci possono essere diverse spiegazioni per questa correlazione: gli animali capaci di nutrirsi con la frutta hanno maggiore necessità di conservare informazioni sullo spazio che li circonda, devono capire e ricordarsi come accedere alle calorie di un frutto e hanno di conseguenza a disposizione ad una maggiore quantità di nutrienti.

Consumare frutta insomma sembra aver dato più di un vantaggio ai nostri antenati, in grado ad un certo punto del loro percorso evolutivo di alimentarsi con cibi più nutrienti delle semplici foglie, riuscendo tra le altre cose a dedicare più tempo a differenti attività.

Va anche detto però che un altro passo importante per arrivare alla nostra attuale «potenza di calcolo» è stata la carne: accedere a un cibo ancora più energetico, avere la necessità di cucinarlo per renderlo più commestibile e dover sviluppare gli strumenti per lavorarlo sono tutte variabili da prendere in considerazione.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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