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Coniglio da fossa, un allevamento tradizionale quasi scomparso

Coniglio da fossa, un allevamento tradizionale quasi scomparso

È un metodo d’allevamento unico, per di più tipico di un’isola che nell’immaginario comune dovrebbe vivere di pesca. E invece no, agricoltura e conigli per secoli sono stati la chiave della sua sopravvivenza.

Se non avete mai sentito parlare del coniglio da fossa non preoccupatevi, purtroppo siete in buona compagnia, visto che è una tipicità esclusiva dell’isola di Ischia. Tradizione che in realtà, assieme alla viticoltura, rappresenta la firma identitaria di questa oasi a una trentina di chilometri da Napoli.

Un passato agricolo sorprendente

Per secoli l’economia di Ischia è stata agricola, almeno prevalentemente, con solo una piccola parte della popolazione interessata alla pesca. Il motivo è presto detto: considerando le origini vulcaniche dell’isola il terreno è estremamente fertile, soprattutto per la presenza di potassio. Così, quando messi di fronte alla scelta tra il mare e la terra molti ischiani non hanno avuto dubbi.

Proprio grazie a questa scelta oggi il volto dell’isola è profondamente cambiato, a causa del tentativo da parte degli isolani di raggranellare quanto più terreno possibile da coltivare. Ma non è tanto l’agricoltura in generale, quanto l’allevamento, ad essere il marchio caratteristico più insolito dell’isola. Già nel 1500 si cominciava a parlare dei conigli ischiani, non come una delle tante specie, ma come la più allevata sull’isola.

Coniglio da fossa greco-romani

Si pensa che la presenza di conigli sull’isola risalisse addirittura all’epoca greco-romana, senza dimenticare l’usanza della corte d’Aragona e quella Borbonica di popolare Ischia con prede da cacciare per sollazzo. Questi sono i motivi per cui l’allevamento in fossa potrebbe essere stato applicato fin dall’antichità, proprio per la conoscenza già assodata delle abitudini di questo animale. Per lo stesso motivo gli animali venivano lasciati crescere assieme, in modo da seguire la natura gregaria del coniglio e preservare al massimo la bontà delle sue carni.

Ma c’è un altro aspetto, forse ancora più pratico: la viticoltura locale. Ischia è famosa per le sue uve, ma i terrazzamenti richiedevano grandi quantità di terreno, che gli ischiani prelevavano da profonde fosse che venivano «foderate» dai tipici muri a secco detti parracine. I conigli erano allevati esclusivamente con mangimi naturali prodotti sull’isola, tra foglie e steli di leguminose o ritagli della potatura delle viti.

Oggi questa pratica è quasi del tutto scomparsa, soppiantata da pratiche più moderne e efficienti, eppure c’è chi non demorde e vuole riuscire a riportare questo tipo di allevamento, tanto più che con le abitudini veterinarie attuali, in combinazione con gli antichi metodi, si può ottenere un animale molto più longevo.

Fonti: youtube.com - fondazioneslowfood.com - ischia.campania.it - animalvillage.it


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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